Vallecupola

BIBLIOTECA ANGELO DI MARIO

Vallecupola

Vallecupola luogo natale e sede della Biblioteca
Storia ed origini del nome di Angelo Di Mario

Vallecupola

Vallecupola, oggi frazione di Rocca Sinibalda, è un borgo medioevale collocato in una valle montana, a 1000 metri di altitudine.
Il paese ha solo 80 abitanti, dediti all’agricoltura ed alla pastorizia. Un luogo incantevole nel quale leggenda e storia si fondono lasciando aperti spiragli di scoperta e ricerca, il paese infatti sembra avere origini arcaico-orientali.

Nella relazione SIUSA (Sistema Informativo Integrato per le Soprintendenze) Valle Cupola appare addirittura comune a sé.

Leggiamo: “Le prime notizie sul castello non sono antecedenti al XIII° secolo, quando appare ormai stabilmente inserito nella signoria territoriale dell’abbazia di S. Salvatore Maggiore. Nel 1252 è ricordata la chiesa di S. Valenti¬no, che nel 1253 era retta dal presbitero Berardo. Di Vallecupola erano originari Sinibaldo, importante vassallo degli angioini ed il fratello Gentile, abate di S. Salvatore Maggiore nella seconda metà del XIII° secolo. A dimostrazione di questo periodo di fortune l’attuale centro storico conserva ancora alcuni esempi di fortificazioni, come parte della torre, alcuni palazzi di notevole interesse architettonico ed alcuni capitelli romanici sparsi sulla piazza principale. Durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto dapprima al dipartimento del Clitunno, cantone di Castelvecchio (1798-1799) per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Castel Vecchio come comunità dipendente da Poggio Vittiano (1810-1814). Con la Restaurazione e la riforma del 1816 Vallecupola fu annesso alla provincia di Sabina, delegazione e distretto di Rieti, appodiato a Longone (1816), poi a Collevecchio (1817) ed infine a Rocca Sinibalda, di cui seguì le successive vicende: dopo l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860, appartenne alla provincia di Perugia fino al 1923, poi a quella di Roma ed infine, dal 1927, fu annesso alla neo-istituita provincia di Rieti. E’ tuttora frazione di Rocca Sinibalda”.

Ma le origini sembrano essere ancora più antiche. Lo studioso Angelo Di Mario, in una lettera inviata alla Soprintendenza, scrive:
CUPOLA potrebbe significare proprio Cupola, una Valle a Cupola, per la rotondità della valle in cui si trova; ma in tempi remoti i Sabini adoravano un’antichissima dea orientale, detta Kubaba > Kubabasa, semplificata nella dea *Ku()pasa > *Cupara > Cubra, per diventare anche ‘*Cubera > Cibele (onorata come ‘la Buona Madre’)’; anche a Roma ne esisteva il culto; quindi si può presumere che il nome del paese contenesse una variante fonetica di questa divinità, nel senso che potesse derivare dal teonimo CUBRA attraverso lo sviluppo fonetico compatibile: *CUBARA > * CUPORA > CUPOLA, dando l’esito VALLE CUPOLA, con i termini separati, come risulta da molti documenti antichi; oppure VALLECUPOLA, definizione recente”.

I legami con il mondo arcaico-orientale non sembrano dunque così lontani, lo suggeriscono i nomi di altre località. Nel 2000 Di Mario scrive una breve ricerca sulla topografica del territorio di Castel di Tora, Colle di Tora, Monte di Tora e del fiume Turano.

Leggiamo:“L’indizio di dovere esaminare questi termini geografici proviene da una indicazione che non poteva contenere se non una testimonianza di grande rilievo; si tratta del termine TATA ‘padre’, scoperto durante il mio studio dei testi etei dove appunto il padre è chiamato proprio TATA! Il vecchio, invece HUCCU!
Al mio paese rimane TATTEllu, piccolo padre, riferito ad un bambino, e Vecchio Cuccu per un nonno, ben tosto; in eteo HUH-hatin vecchio, vecchio; mentre padre è scritto TATI(aS!).

Sono residui significativi di contatti arcaici orientali. Altra nozione da considerare è quella relativa alla vocale O inesistente ai tempi degli etei; allora, correggiamo i nomi (Castel) di Tura, (Colle) di Tura, (Monte di Tura), fiume Turana. E infine risaliamo agli dei: il dio TURAN, va rivisto andando indietro, presso gli Hurriti era detto TESHUB, passato agli etei divenne Tarhui, presso gli etruschi Turhui; indicava il dio della tempesta del cielo, la grande dea etrusca si chiamava TURAN”.

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