Opere Angelo Di Mario

BIBLIOTECA ANGELO DI MARIO

Opere Angelo Di Mario

Opere Angelo Di Mario

• 20/11/2020 data inventariazione
• Presenti presso Biblioteca Casa Museo Angelo Di Mario (Vallecupola di Rocca Sinibalda (Rieti)
• Stato giuridico proprietà famiglia Angelo Di Mario
• Lascito Testamentario
• Ente schedatore Angelo Di Mario APS - Maria Grazia Di Mario
• Fotografo Professionista Paolo Penna
• Recensioni in apertura dei critici Andrea Alessi e Luigi Tallarico

ALCUNE CRITICHE


Domenica 10/01/2021 La scultura di Angelo Di Mario per Andrea Alessi

Dura, forte, immortale come la pietra, eppure al contempo fragile, delicata e flessibile come le forme plastiche che slittano veloci, fluttuano e conquistano la loro autonomia nello spazio. È questa la sensazione che emerge visionando l’intera produzione scultorea di Angelo di Mario (1925-2013). Di un’opera polivalente, ovvero che resista all’inesorabile passaggio del tempo, che sia eterna e che mantenga le sue qualità inalterate nei secoli, ma che analogamente sia anche vettore di un messaggio poetico, espressione artistica di un animo autentico e trasparente. Difatti con la pietra si possono certamente erigere monumenti infrangibili. Rimane non a caso celebre la proverbiale citazione evangelica che il Redentore riservò al suo apostolo prediletto: “Tu sei Pietro, e su questa Pietra costruirò la mia Chiesa”. Ma da un sasso si possono anche creare manufatti unici, perfetti e bellissimi. Dunque la pietra non è solo uno dei medium espressivi preferiti dall’artista reatino per la sua durabilità nel tempo, serba in sé molti altri significati, implicitamente o esplicitamente espressi dallo scultore negli anni.
Questo materiale, così robusto, eterno e immortale in passato è stato associato al dolore, al martirio e alla morte, come ad esempio, quado venne scagliato col solo scopo di uccidere. Ne sono testimonianza Stefano, il diacono del I secolo, che grazie alle pietre perse la vita, in una terribile esecuzione pubblica, o colei, che grazie al proverbiale intervento di Gesù, scampò analoga sorte: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, disse il Messia a coloro i quali volevano lapidare l’adultera.
Esistono poi le pietre d’inciampo, cioè quelle pietre che in modo inatteso attirano di su di sé l’attenzione proprio perché celano un significato profondo e immutabile. E così le pietre raccontano una storia, triste o felice, infausta o immortale, comunque indelebile, forte e resistente alla barbarie, alle razzie, agli stravolgimenti e alle catastrofi naturali. Angelo Di Mario conosceva bene questi significati, poiché la sua pietra racconta storie. Non una, ma tante. Anzi, potremmo addirittura essere autorizzati a dire che essa stessa sia proprio al servizio della Storia, del passato, così amato dallo scultore, fino a diventarne l’interesse preponderante.
Testimone impassibile e muta, la pietra parla solo a chi la sa ascoltare. E cosi, chi volesse dimenticare, lasciar correre, ovvero non pensare a fatti o cose incresciose, dolorose o latenti, deve necessariamente sapere che anche una pietra può parlare, o trasformarsi, senza tuttavia perdere quel significato insito che, da testimone della storia, essa serba inalterato nel tempo.
Andrea Alessi


Secolo Arte Secolo d’Italia – Mercoledì 9 luglio 1980. La visione di Angelo Di Mario tra originalità e purezza. Discorso sulla scultura di Luigi Tallarico

L’ASPIRAZIONE ideale della scultura del Novecento, dopo l’invito di Arturo Martini a non dismettere il modulo eterno della figura umana, in una plasticità, se vogliamo, colta, raffinata, modellata, ma fuori dai calchi del naturalismo, non poteva che confermare, nei momenti costruttivi più concreti, la vocazione rinnovata di una civiltà mediterranea, che ha trovato il suo sbocco nella reinvenzione di una cultura archeologica, oppure nell’interpretazione poetica di un arcaismo, rivisitato dalla purezza plastica. E abbiamo così avuto i grandi esempi, da una parte, della sapienza archeologica di un Marino Marini e, dall’altra, della conchiusa misura del torso di Alberto Viani in una purezza quintessenziale e normativa. Ma anche materia tensiva nello spazio e pura forma che coltiva in sé lo spazio, come luce senza sorgente o come tensione vitalistica interna.
In conseguenza, il bisogno manifestato dalle sculture in ceramica di Angelo Di Mario di unificare le diverse dimensioni, che attengono alla materia plastica e allo spazio “distinto”, in una continuità ideale e in una serrata decantazione, servita fino alle soglie della purezza, non fa che obbedire a questo punto di partenza (e di arrivi) della cultura archeologica, come formulata dal grande trevigiano. Solo che Di Mario, avvertito da una conoscenza figurativa plastica e sollecitato da una interpretazione poetica, ha preso a prestito, non solo l’idea della forma, se vogliamo organica e con tutte le risorse della materia e le implicazioni spirituali illimitate, ma anche l’arcana simbologia di un ritmo, di una tensione, di un concavo-convesso godibile come uno spettacolo godibile come uno spettacolo plastico e composto da più figure concatenate dalla stessa polivalenza tensiva ed espressiva, servita fino all’astratta purezza, per completare il modulo ideale della “sua” forma plastica.
Con il risultato evidente di non scongiurare il volume concluso e coerente (la “scultura essenza” come la prefigurava il trevigiano) e di offrire altresì al manufatto archeologico e plastico la possibilità di una interna rivisitazione dello spazio e della luce, sicché nei volumi cavi il gioco delle penombre consente arcane interpretazioni e nello stesso tempo tramuta, in una incorporea sostanza, la materia, verificata da una plurispazialità che penetra nelle superfici bianche delle convessità, senza alterare la purezza dei contrasti.
La difficoltà avvertita da Martini di risolvere la”questione della luce”, come lui la chiamava, con le possibilità espressive a sua disposizione, avendo di mira il problema dell’essenza, cioè dell’unità dell’immagine, viene ribaltata da Di Mario, mediante lo scorporo della materia, che consente di raggiungere con un senso pittorico la presenza della luce e dell’ombra, che non potrebbero essere altrimenti realizzate con i mezzi concreti della plasticità. I “volumi negativi”, come appunto Melli chiamava lo scorporo della materia, consentono invece quella morbidità del punto di vista, a cui la scultura, come l’architettura, ha sempre mirato, nell’intento di affermare le infinite virtualità che l’ambiente offre alle diverse osservazioni. Con il risultato di assicurare alla “scultura essenza” quella morbidezza di passaggi tra interno-esterno, nel gioco di luce-ombra, ma anche nel variare del ritmo dei piani che dalle cavità affiora nella superficie levigata e solo interrotta dallo snodo organico della materia.
In questo contrasto, tra l’anelito verso una purezza che, depurando ogni descrittivismo rappresentativo sembra allontanare la “contaminazione”, e tra il bisogno di riproporre il ciclo vitale in quelle cavità ove sembra lievitare, tra luce ed ombra, la misteriosa visione dell’uomo di ogni tempo, in un contrasto di sedimentazioni memoriali e di eventi sconosciuti, la scultura di Angelo Di Mario esce dallo scavo archeologico e affronta nella purezza levigata della forma il senso vitale e lirico della vita.
Luigi Tallarico

Qualcuno ha detto della pietà di Angelo Di Mario: «...ma il Cristo non ha volto». Questa obiezione ci porta d’improvviso nel mondo metafisico di De Chirico, di Savinio, di Carrà.
Maria Pia Argentieri

La capacità espressiva, nitida e chiara, priva di orpelli e aliena da tentativi di cerebrale mistificazione, conferisce trasparenza e levità cristalline all’arte di Di Mario.
Attilio Iovino

L ’artista ha voluto così esprimere l’ansia della eternità, del divino, che anima nel profondo di noi, l’effimero dell’ esistenza nostra.
Mario Rivosecchi

Di Mario tenta di congiungere i messaggi Sublimi di un Medardo e di un Moore, in un’operazione che è tanto più difficile in quanto che egli opera misure molto ridotte.
Giambattista Vicari

La sua arte è intensa e squisita a un tempo, forte e pura.
Giorgio Bàrberi Squarotti

Le ceramiche di Di Mario ci portano ad un mondo quasi irreale.
Sirio Marcianò

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02026 Rocca Sinibalda (RI) IT
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Angelo Di Mario Le sculture

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